Biografia

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EvaAngel
icon12  view post Posted on 21/7/2008, 10:12




Evgeni Plushenko è il pattinatore dei record, un artista straordinario e un atleta inimitabile, capace di interpretare con eguale convinzione i ruoli più diversi; è il vincitore della medaglia d’oro alle Olimpiadi invernali di Torino.

Eppure quello che colpisce maggiormente, nello scorrere le vicende che lo hanno condotto a tante affermazioni, è la tenacia e la determinazione che hanno accompagnato ogni conquista. Qualità queste che gli hanno permesso non solo di vincere tutti i titoli più prestigiosi nel pattinaggio di figura, ma soprattutto di superare difficoltà incredibili, senza mai arrendersi, con la capacità rara, propria solo delle personalità più forti, di trasformare il disagio in desiderio di rivincita, la sconfitta in miglioramento dei propri limiti umani e sportivi.

Evgeni è nato il 3 Novembre 1982 a Solenchny, un piccolo paese della Russia orientale, edificato ai margini della linea ferroviaria Baikal–Amur, dagli stessi operai che qui lavoravano. E’ una realtà fatta di duro lavoro e di dignitosa povertà quella in cui cresce il piccolo Evgeni. Il clima rigido gli crea notevoli problemi di salute, tanto che i genitori decidono infine di trasferirsi a Volvograd, per permettere al figlio di crescere più sano e forte. L’incontro con quello che diventerà il suo mondo, il pattinaggio su ghiaccio, avviene, come spesso accade, nel modo più casuale. Come ha più volte sottolineato lo stesso Evgeni, nessuno nella sua famiglia aveva mai praticato sport a livello professionale: i pattini arrivano in dono da una vicina, la cui figlia si rifiuta di pattinare ancora. Evgeni ha solo quattro anni, i medici hanno consigliato ai suoi genitori di fargli praticare un’attività sportiva, per rinforzare il suo fisico. Il pattinaggio rappresenta dunque all'inizio un ottimo modo per restare in salute. Ben presto però il suo genio, la sua straordinaria predisposizione, lo fanno eccellere nel piccolo gruppo di bambini: i suoi insegnanti vedono subito in lui capacità superiori, quelle stesse che lo faranno diventare un grande campione.

Quando Evgeni ha solo undici anni, la pista di pattinaggio di Volvograd viene chiusa. Sarà la vera svolta nella vita del giovane atleta. Il suo allentore, Mikhail Makoveyev, lo indirizza a San Pietroburgo, perché possa entrare nella scuola del grande trainer Alexei Mishin. Niente riesce a fermare la passione del piccolo Evgeni, né la povertà, né la solitudine cui è costretto. La madre infatti deve ritornare a Volvograd non riuscendo a trovare un lavoro che le permetta di mantenere se stessa ed il figlio.
Cerca di convincere Evgeni a partire con lei, spinta dall’amore materno e dal timore di lasciarlo solo in quella grande città, ma la determinazione del piccolo Zhenya, il suo amore per il pattinaggio possono più della paura e del bisogno di affetto, pure vivi in lui.
E resta, vivendo in un appartamento in comune con altre persone, imparando molto presto a badare a se stesso, anche nelle necessità quotidiane.

L’incontro con Mishin si rivela fondamentale per la crescita artistica ed umana di Evgeni. Mishin sarà il maestro severo e capace, colui che lo spinge a chiedere sempre il massimo da se stesso, il tecnico che ha allenato e portato ai vertici grandi campioni e che lo aiuterà ad affinare le proprie capacità e insieme l’amico che lo sostiene, il suo mentore. Grazie a Mishin potrà ricongiungersi alla madre, perché Alexei, una volta conosciute le loro difficoltà economiche, li aiuterà trovando per loro un appartamento più dignitoso e sostenendoli anche economicamente.
Parlando del primo incontro con il giovane pattinatore Mishin ama ricorrere ad una metafora, e descrive Evgeni come un “diamante grezzo”, una pietra di enorme valore che ha solo bisogno di essere modellata, per far emergere tutto il suo splendore. La durezza degli allenamenti, che spesso Plushenko descrive, le difficoltà di un bambino che deve affrontare una sfida così importante contando solo su se stesso, la solitudine, i problemi di inserimento in un gruppo, quello di Mishin, in cui tutti sono più grandi di lui, tutto questo passa in secondo piano di fronte al sogno di Evgeni, il sogno di un bambino che guardando con la mamma una competizione olimpica in tv aveva detto ”un giorno sarò un campione olimpico”.

La carriera agonistica di Evgeni Plushenko è ricca di obbiettivi raggiunti e di straordinarie vittorie, ma anche di momenti difficili e di sconfitte: da queste soprattutto si evince la grandezza di questo campione.
Il debutto in campo internazionale avviene nel 1998, al campionato europeo a Milano: una medaglia d’argento con un programma libero di straordinaria difficoltà, incredibile per un atleta di soli 15 anni, con ben otto tripli e un quadruplo, tra l’altro in combinazione con un triplo. Evgeni irrompe sulla scena del pattinaggio, gli addetti ai lavori trovano una conferma a quanto previsto per il futuro di questo giovanissimo talento. Ed Evgeni non delude quando, nello stesso anno, vince la medaglia di bronzo ai mondiali di Minneapolis. L’improvviso ritiro di Kulik, da poco laureatosi campione olimpico, apre inaspettatamente la strada a Plushenko. Evgeni vince con grande sicurezza i turni di qualificazione e si piazza al secondo posto dopo il programma corto riuscendo così ad aggiudicarsi la medaglia di bronzo nonostante un libero con diversi errori.
In questa circostanza si rafforza quella "filosofia della competizione" che diventerà un punto di forza nella carriera di questo straordinario atleta. Gli errori commessi nel libero, causati dall'eccessiva sicurezza di vincere, secondo quanto riferisce lo stesso Evgeni, gli faranno comprendere la necessità assoluta di non pensare alla medaglia o al risultato da raggiungere, concentrandosi invece su ogni singola performance come se fosse un evento a sé stante.
Sarà questo un esercizio costante di disciplina che lo porterà agli straordinari risultati che tutti conoscono.

L'unicità di Evgeni non sta soltanto nelle sue indiscusse doti di atleta ed artista, ma nella tenacia e nella determinazione che dimostra in ogni occasione. Come nel 2000 quando, atteso da tutti sul gradino più alto del podio, deve purtroppo fare i conti con la prima vera grande delusione. Dopo aver vinto la finale del Grand Prix e il suo primo titolo europeo, Evgeni fallisce nel tentativo di aggiudicarsi il suo primo campionato mondiale. La lezione severa sarà ben recepita e il 2001 sarà l'anno del trionfo e della definitiva consacrazione internazionale, sempre in competizione con il suo più grande rivale, Alexei Yagudin.

Evgeni si presenta nella stagione 2000/2001 con un programma corto di grandissima intensità, tagliato su misura per la sua eccezionale personalità artistica, costruito su una musica che rappresenta l'energia stessa: il Bolero di Maurice Ravel; il programma lungo "Once upon a time in America" è un sapiente collage di musiche, dal lirismo di Morricone con "C'era una volta in America", fino a Mortal Kombat. Evgeni si esprime ai massimi livelli tecnici ed appare sempre più maturo dal punto di vista artistico. La sua marcia trionfale inizia con la vittoria alla Sparkassen Cup, che si disputa ai primi di Novembre in Germania, per proseguire inarrestabile con una serie incredibile di affermazioni: Cup of Russia, NHK Trophy, Campionati Nazionali di Russia, Japan Open, Campionati Europei a Bratislava, finale Grand Prix a Tokio ed infine Campionati Mondiali a Vancouver.
Tutto sembra lasciar presagire una sicura conquista dell'oro olimpico a Salt Lake City, città che ospiterà le olimpiadi nel 2002.
Il suo diretto e più temibile avversario, Yagudin, sembra ora molto più battibile.

Invece la stagione olimpica non sarà facile per il giovane Plushenko, innanzitutto per una serie di infortuni che gli impediranno di esprimersi al massimo delle proprie capacità, ed in seguito anche per un programma lungo che risulterà poco gradito al pubblico e alle giurie, al punto da costringere Evgeni e il suo staff a montarne un altro in poco tempo in vista della gara olimpica. (Story of an Artist, sostituito da Carmen)
Nonostante questo, Plushenko si presenta a Salt Lake con tutte le possibilità di vincere. Il programma corto, una selezione di musiche di Michael Jackson, è veloce, trascinante, tecnicamente di altissimo valore, con sequenze di passi vertiginose. E nel free, la Carmen (Bizet e Cedrin), Evgeni può esprimere tutta la forza passionale del suo carattere con una interpretazione ricca di phatos che trascina il pubblico.
Purtroppo il sogno olimpico si infrange alla combinazione di apertura: una caduta sul quadruplo toeloop pregiudica la possibilità di raggiungere l'oro, anche perchè Alexei Yagudin si presenta in gran forma, molto motivato e si esprime al massimo livello.

Con il fair play ed il rispetto per l'avversario che hanno sempre contraddistinto il suo comportamento di gara, Evgeni dirà che Yagudin ha meritato la vittoria, avendola certamente perseguita con maggior determinazione.

L'argento olimpico, medaglia di prestigio per qualsiasi atleta, sembra quasi una sconfitta in quel momento...l'appuntamento con l'oro è però solo rimandato.

La stagione 2002/2003 riporta un record straordinario: Evgeni esegue per la prima volta, durante la Cup of Russia, la sua storica combinazione 4 toe-3 toe-3 toe. Si ripeterà, con una indimenticabile esibizione durante la finale Grand Prix 2003: il programma è St. Petersburg 300, un omaggio a quella che Evgeni considera a tutti gli effetti la propria città di elezione. La competizione si svolge proprio a San Pietroburgo; Evgeni si esibisce in una performance perfetta, aperta appunto dalla storica combinazione di salti e termina il suo programma con una autentica ovazione. La giuria gli attribuirà quasi all'unanimità il massimo punteggio: 6.0 per il merito artistico.

Evgeni è un innovatore, un atleta che desidera dare sempre nuovo impulso al pattinaggio. Con due programmi di grande intensità e bellezza, St Petersburg 300 appunto, e per lo short un magnifico Adagio di Albinoni, Evgeni diventerà nuovamente campione europeo e campione mondiale.

Plushenko sembra non avere altri avversari che se stesso, e, come ama ripetere in diverse occasioni, ad ogni gara è con se stesso che prima di tutto si confronta. Ogni volta che scende sul ghiaccio pretende sempre il massimo, in una ricerca della perfezione che sembra connaturata con il suo modo di essere atleta ed artista.

Quella che segue è senza dubbio una delle stagioni più belle, e nello stesso tempo difficili e controverse della sua storia agonistica. I due programmi 2003/2004 sono ancora considerati tra i migliori della storia del pattinaggio. Innanzitutto lo short "Tango - Flamenco" di Paco de Lucia, dove Evgeni ci mostra uno dei suoi molteplici volti: un'anima latina davvero inattesa in un giovane russo con la fama di essere freddo e controllato. Sulla pista come sempre Evgeni si trasforma, la sua anima intepretativa scaturisce da ogni gesto.
Il programma lungo è un autentico capolavoro sotto ogni aspetto: musicale, artistico, atletico. Inizia proprio in questa circostanza la collaborazione con il violinista Edvin Marton, un sodalizio che dura ancor oggi con straordinari risultati. Evgeni sente di aver trovato chi può capire le sue esigenze ed interpretare la forza dirompente del suo pattinaggio. Edvin compone una musica che racconta la storia del grande ballerino russo Vaclav Nijinskij ed Evgeni la interpreta con una coreografia tra le più belle mai proposte.
Plushenko ama particolarmente questa musica e la vive sul ghiaccio con convinzione: tutto in lui diventa espressione, il volto, lo sguardo, il movimento delle mani, ogni singolo movimento. Niente è lasciato al caso, ogni elemento è studiato per comunicare emozioni.
Edvin Marton in una intervista dirà di essere stato profondamente colpito dopo aver visto Evgeni pattinare e di aver pensato che avrebbero potuto realizzare qualcosa di straordinario insieme. Dunque un anno importante nella storia artistica e personale di Plushenko, ma un periodo non privo di difficoltà. La stagione si apre infatti con alcuni problemi fisici.
Alla finale Grand Prix giunge secondo alle spalle di Emmanuel Sandhu, penalizzato dalla giuria per aver realizzato tre combinazioni di salti al posto delle due previste: un errore strano per un atleta come Evgeni, sempre molto concentrato durante le competizioni. E le difficoltà continuano.
Durante gli Europei di Varsavia, dopo una splendida apertura del free con una combinazione 4-3-3, Evgeni fallisce il triplo axel in modo assolutamente inspiegabile: lui stesso, intervistato dopo la gara, non sa trovare ragioni per un tale errore, che purtroppo si ripete ancora nel corso del programma. Lo stadio del ghiaccio quasi ammutolisce di fronte alla caduta di questo atleta, che tutti consideravano il più forte.
Il titolo di campione europeo passa nelle mani di Brian Joubert, che lo incalzava da vicino. Evgeni reagisce alla sconfitta bruciante con la grinta che contraddistingue tutta la sua carriera. Si complimenta con il suo avversario e a chi lo interroga sulle motivazioni della sconfitta risponde "questo è lo sport".

Come gli aveva insegnato la madre, sin da piccolo, guarda avanti, al prossimo traguardo.

L'occasione per riscattarsi arriva presto, con i campionati europei di Dortmund: la gioia di Evgeni, espressa con insolita veemenza nel kiss & cry, la dice lunga sulla sua voglia di vincere e sulla tenacia con cui ha lottato per il titolo!

Si avvicina la stagione olimpica e il sogno di Evgeni è quello di raggiungere l'oro che gli era sfuggito a Salt Lake City. Lo dice ad ogni occasione, alle domande dei giornalisti su quale sia il suo obbiettivo più importante risponde invariabilmente: diventare campione olimpico.
Si aggiudica la finale Grand Prix 2004/2005, nonostante abbia partecipato ad una sola tappa delle gare di questo circuito, perchè riesce ugualmente ad ottenere i punti necessari. Durante la conferenza stampa, un giornalista gli chiede cosa risponde a chi lo definisce "genio del pattinaggio" . Evgeni ancora una volta, come agli esordi, dimostra la sua umiltà e il rispetto per chi lavora al suo fianco: "Non sono un genio, sono solo un pattinatore, uno a cui piace lavorare. Ho la fortuna di avere un grande allenatore, ottimi amici e genitori, che mi aiutano in tutto. Le medaglie che ho conquistato le devo tutte a loro. No, non sono un genio"
Eppure il pubblico sente la forza e l'unicità di questo grande artista, che sa divertire e commuovere, che suscita le emozioni e i sentimenti più disparati, che non lascia mai indifferenti. A Torino rimonta con una prova strepitosa nel programma lungo, lasciando tutti senza fiato con due sequenze di passi di incredibile velocità e bellezza ed è di nuovo sulla vetta d'Europa.
E' il Padrino, quello che diventerà il suo programma olimpico.
Si riacutizzano purtroppo in questo periodo i guai fisici, con problemi agli adduttori e due ernie inguinali che gli sono diagnosticate molto tardi. Evgeni arriva ai campionati del mondo molto provato fisicamente. Nonostante l'amore per la patria lo spinga a partecipare ugualmente alla competizione che si svolge proprio a Mosca, egli è infine costretto ad arrendersi all'evidenza. La sua volontà non può niente contro oggettive difficoltà fisiche che gli rendono impossibile esprimersi all'altezza delle proprie capacità. Con grande rammarico decide di ritirarsi.
Si sottoporrà ad una operazione in Germania, che fortunatamente risolverà ogni problema.

E siamo giunti ormai al presente, all'ultima stagione agonistica di Evgeni, quella olimpica. Vittorioso agli europei di Lione, Plushenko giunge a Torino come grande favorito.
Negli ultimi quattro anni egli è stato il dominatore assoluto delle classifiche mondiali, affermandosi in quasi ogni competizione a cui ha partecipato, migliorando continuamente il proprio personal best, superando con tenacia e grinta ogni difficoltà fisica.
Quando entra in pista per il suo programma corto, si legge sul suo volto la tensione dell'evento, e nello stesso tempo l'assoluta determinazione a raggiungere l'obbiettivo. Tutti sanno che da lui, solo da lui dipende la vittoria, perchè nessuno è in grado di insidiare il suo primato.

Il Palavela assiste ad una delle più intense, emozionanti e tecnicamente elevate performance del pattinaggio artistico di tutti i tempi.

Evgeni si presenta con un costume completamente nero, prende posizione al centro della pista, il volto abbassato e quando le prime note della "Tosca" di Puccini si spandono nell'aria fredda e il suo sguardo si alza verso il cielo quasi alla ricerca delle stelle, tutti gli spettatori sembrano trattenere il respiro. La prima combinazione, 4toe-3toe è una dimostrazione di forza e potenza, ma tutta la magia della perfezione si sprigiona da un triplo axel che rimarrà nella storia, per la rotazione che sembra sospesa nell'aria, per l'arrivo perfettamente scivolato, per le braccia che si aprono in una struggente simmetria. E la poesia della sequenza di passi circolare avvolge e incanta il pubblico e i giurati. Il programma si sviluppa in un crescendo di pathos, Evgeni accompagna ogni vibrazione musicale, riempie e completa il tempo e conclude in una posa che è un'affermazione della propria forza: la medaglia olimpica è già sua.

Frantuma ogni record di punteggio in questa Olimpiade, annichilisce gli avversari che sbagliano, cadono, non riescono ad essere all'altezza di nessuna aspettativa, schiacciati dal timore reverenziale che Evgeni ispira, dalla consapevolezza dell'abissale distanza di punti che lo separa da tutti.

Il Padrino è quasi un'autocelebrazione, una formalità da assolvere prima di alzare le braccia al cielo, con la medaglia stretta in mano. Il sogno è divenuto realtà, Evgeni Plushenko è campione olimpico.

Dopo le vittoria olimpica, Evgeni ha trascorso un anno lontano dalle competizioni, conducendo il programma "Stelle sul ghiaccio" per Canale 1, il primo canale russo, partecipando a molteplici iniziative e soprattutto esibendosi in ogni parte del mondo, acclamato e richiesto ad ogni show.
Egli stesso ha realizzato, con la collaborazione di Edvin Marton, uno spettacolo dal nome "Golden ice Stradivari", che ha portato in tutta la Russia e stati vicini con grandissimo successo.

Ma il bisogno di confrontarsi con gli avversari, l'adrenalina che solo la gara può offrire, uniti alla consapevolezza delle difficoltà del pattinaggio russo in questo ultimo anno, hanno spinto Evgeni a ritornare allo sport amatoriale. Dopo aver a lungo riflettuto su questa possibilità, Plushenko ha deciso di raccogliere questa nuova sfida, annunciando il suo rientro per la prossima stagione agonistica. Operato di recente al menisco con successo, Evgeni ha ripreso da poco gli allenamenti e prevede di tornare sulle scene del pattinaggio agonistico internazionale molto presto.

Tutti i suoi fans lo attendono per supportarlo in questa nuova, esaltante avventura....

Lorella Miotello

Riferimento: Evgeni Plushenko official site
http://www.evgeniplushenko.it/index.php?op...id=14&Itemid=47
 
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